Nebbia e Sabbia

Dialoghi tra Noxa e Tinuviel

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    "Non penso di confidare nel destino, se lo avessi fatto neanche io sarei qui, così lontana dalla magione.

    Tuttavia non è quello di cui parlo. Io parlo di quel conflitto che per te comporta dolore e per me... altro. In questa guerra silenziosa ho capito che assecondare l'avversario equivale a ferirlo, astutamente e senza il clamore che alcuni pretendono dalla battaglia, ma è comunque utile allo scopo. Dopotutto l'avversario è più debole proprio quando crede di aver vinto.

    Non c'è ragione di proseguire questa conversazione ora, guardati sei esausta e anche io odo il richiamo delle tenebre farsi più forte."


    Noxa guarda la porta.

    "In futuro mi parlerai ancora di tuo padre e della presenza che incombe su di te anche adesso?"
     
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    "Perchè no? Ho passato tutta la vita a proteggere i miei segreti e alla fine tanta fatica si è rivelata perfettamente inutile..."
     
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    "Parli del marchio o di quel potente mago che ci ha cacciato?"
     
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    "Parlo di tutto.
    La mia natura di Marchiata, i miei poteri, i miei tratti elfici, la mia discendenza da Aramil Liadon, le mie affiliazioni... Ho sempre pensato che indossando queste maschere sarei riuscita a proteggermi dagli altri, ma non ha mai funzionato.
    Alla fine, la tempesta arriva comunque"
     
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    Isola del Cigno, Uktar 1487 CV

    L'aria portava con sé l'odore pesante della morte, di tutte le morti che quel giorno si erano consumate nella battaglia che aveva deciso il destino del mondo. Quel mondo. Gli odori di sangue e di rapida putrefazione si erano mischiati alla secca e fine sabbia della tempesta nera, quell'arma che altro non si era rivelata essere che un diversivo per far scattare la più ingegnosa delle trappole.
    Tutto questo però stava sfumando, svaniva come un sogno al risveglio. Quelle parole udite nella confusione come un sussurro lontano battevano nel cuore di Noxa e si impossessavano di lei che tu possa svegliarti e scoprire di essere stata soltanto un sogno; un sogno, un bruttissimo sogno popolato di miseria, tortura, sangue e gelida determinazione. Eppure adesso non poteva che ripensare alle parole da lei pronunciate di fronte al drago, quel seducente avversario che le aveva offerto la salvezza in cambio del suo disinteresse.

    Se questo è un sogno Nathan, allora voglio sognare di poter essere migliore di ciò che sono.

    Suonava come un desiderio, e forse lo era stato, giunto dal lontano passato in cui nutriva ancora un bagliore dentro di sé. Lei non poteva saperlo, né capirlo, ma il suo istinto primordiale e predatorio l'aveva colto nell'istante in cui aveva incontrato un marchiato per la prima volta. In quello stesso istante dentro di lei si era destato qualcosa, un brandello dell'anima che il suo creatore non era mai riuscito a strapparle e a cui il marchio aveva donato nuova vita.
    Ora il desiderio che quella giovane e debole presenza aveva espresso era stato realizzato, la ragazza era di nuovo viva e aveva viaggiato nel tempo e nello spazio per tornare a quel gelido paese dal quale un'ombra l'aveva rapita. Finalmente ricordava quella che era stata casa sua.

    - - - - -

    Di tutto questo i compagni non sapevano nulla e forse non lo avrebbero mai saputo. Anche loro avevano una storia e la giovane capiva per la prima volta cosa significasse provare attaccamento verso di loro. Questo le avrebbe da solo riempito il cuore, ma quasi un secolo di non morte aveva eretto dentro di lei una diga che, in un istante, si era polverizzata.
    Provava dolore, più forte di mille ferite, ma il suo corpo non sanguinava. Sensazioni sconosciute, o forse dimenticate, turbinavano dentro di lei e si faceva largo la consapevolezza che solo il tempo le avrebbe placate.
    La ragazza compì l'ultimo sforzo di volontà di cui poteva essere capace e represse i sentimenti nel suo cuore, tutti tranne uno.

    "Tinuviel ti posso parlare?"

    I passi verso l'elfa erano incerti, l'alone di morte e l'affascinante sicurezza che un tempo avevano accompagnato la vampira si erano dissolti, lasciandosi alle spalle il corpo di una giovane sedicenne appoggiata al corpo di un possente Uthgardt.
     
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    Tinuviel sedeva a terra. Aveva sollevato cappuccio e sciarpa per nascondere il proprio volto e il petto le si sollevava velocemente, come se avesse il fiato corto... o fosse molto spaventata. Le mani erano intrecciate all'altezza del grembo, intente in movimenti nervosi.
    Il bastone da combattimento giaceva a terra davanti a lei. La clessidra era infranta, come sempre, ma questa volta non sgorgava più sabbia dalla frattura.

    "...so parlare?"

    L'elfa sollevò appena lo sguardo, riconoscendo colei che era tornata alla vita come Pilastro della Redenzione.
    Trascorse un lungo istante prima che le annuisse, facendole solo segno di sedersi di fronte a lei.
     
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    ”Tinuviel stai bene? Perché hai accettato anche questa volta di dimenticare tutto?”

    La giovane ragazza prese posto di fronte a lei.

    ”Spero che tu possa ritrovare i tuoi ricordi e capire quanto sto per dire.
    Grazie per ciò che hai fatto; non parlo della salvezza di questo mondo o del rituale a cui hai preso parte, parlo di me. Sei l’unica a non aver mai accettato ciò che ero e nonostante questo ad aver creduto che non meritassi la distruzione. Forse mi hai temuta, forse hai provato rabbia nei miei confronti, ma non hai abbandonato la speranza.”


    Noxa sembrava aver bisogno di una pausa per riflettere, ma si sforzò di continuare a parlare.

    ”Ora ho molte cose a cui porre rimedio, volevo iniziare ringraziando un’amica.”
     
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    "Era la cosa giusta da fare"

    La sua voce era un flebile sussurro tra i respiri affannati, ma non aveva perso la sua determinazione.

    "Sono felice per te e, se il mio contributo è valso a qualcosa, allora significa che sono riuscita a fare qualcosa di buono, dopotutto.
    Ora hai una grande opportunità... una che non viene concessa spesso. Usala bene, mi raccomando..."
     
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    "Ho riconquistato molto grazie allo scorrere degli eventi. Sento nuovamente il battito nel mio petto e provo gioia nel guardare i miei compagni trionfanti ed esausti dopo la battaglia che sono stati chiamati a combattere..."

    La voce di Noxa era tremolante, sembrava trattenere a fatica quel fiume di emozioni che avevano fatto ritorno dopo lungo tempo.

    "... Sto correndo troppo, scusami è difficile fare ordine nei miei pensieri e ammetto che, dopo tanto, sono finalmente esausta.

    Spero che continuerai sulla tua strada ora che Vorazul è imprigionato per sempre. Spero che, assieme alla tua testardaggine, ricomincerai a cercare un bagliore anche nell'abisso più oscuro. E se un giorno potrò ripagare l'ispirazione che mi hai donato stai pur certa che lo farò."


    Erano passato poco tempo, forse un istante, dai fatti di Nihil. Eppure la figura seduta accanto a Tinuviel non ricordava più la fredda maschera che qualche mese prima aveva portato in dono la testa di un nemico all'eladrin. Era solamente una giovanissima ragazza in procinto di versare lacrime di gioia e ogni istante trascorso rendeva sempre più evidente il contrasto tra la sua presenza in quel luogo e il campo di battaglia che circondava le due.
     
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    "La mia strada..."

    Il volto dell'elfa si increspò in un sorriso, che presto fu costretto a diventare una smorfia di dolore.

    "Quando parlammo a Waterdeep, entrambe credevamo di conoscere bene le rispettive strade... e invece eccoci qui...
    Tu sei tornata a vivere, mentre io..."


    La ragazza deglutì lentamente, come se già quelle poche parole le fossero costate uno sforzo terribile. Quando riprese, la sua voce era un sussurro ancora più flebile di prima.

    "Se davvero vuoi fare qualcosa per me, vai via. Il drago percepisce il tuo Marchio e io non ho più le capacità per tenerlo a bada.
    Ti prego, vattene subito"
     
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39 replies since 10/11/2017, 14:59   340 views
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